Spesso, nel mio lavoro, mi ritrovo di fronte a persone che chiedono il mio aiuto poichè incapaci di prendersi cura di sè e caratterizzate da una profonda sensazione di inadeguatezza.
Perchè?
Il cervello di ognuno di noi si sviluppa nella prima infanzia e lo fa sulla base del proprio ambiente di sviluppo. Ciò significa che le esperienze precoci che ognuno di noi vive all’interno della relazione con le principali figure di accudimento (madre e/o padre) sono fondamentali per la costruzione della personalità e dell’idea di sè. Si creano circuiti e mappe neurali sulla base degli apprendimenti emotivi, cognitivi ed educativi. In questo senso si può comprendere facilmente come sia difficile prendersi cura di sè se da bambini nessuno ce lo ha insegnato.
Vediamo quali sono gli aspetti psicologici implicati.
Confusione sui confini
I confini sono le regole che stabiliamo nelle relazioni, una sorta di linea immaginaria o scudo che ci separa o ci protegge dagli altri quando cercano di minare il nostro equilibrio mentale, consapevolmente o involontariamente. Rappresentano dunque ciò che riteniamo accettabile e inaccettabile nei comportamenti espressi dagli altri nei nostri confronti.
In una relazione genitore-figlio sana, l’adulto si prende cura del bambino e il bambino impara a trovare stabilità e sicurezza nella relazione. L’adulto prevede e soddisfa i bisogni del bambino che viene fin da subito trattato come una persona a sé.
Se la relazione è disfunzionale, il bambino crescerà senza conoscere mai quel “senso di sicurezza confortante” ma anche con confini tra sé e l’altro del tutto sfumati e distorti. Nelle famiglie disfunzionali, il bambino è spesso “l’oggetto” mediante il quale gli adulti cercano di soddisfare le proprie esigenze e aspettative, senza considerare i suoi bisogni.
Il bambino così impara a sviluppare la sua idea di sè e il suo valore personale sulla capacità di mettere i sentimenti e i bisogni degli altri ben al di sopra dei suoi. Molti hanno difficoltà a delineare confini ben precisi perchè in ballo c’è qualcosa di molto importante:
- timore di essere rifiutati e abbandonati
- timore di disapprovazione
- senso di colpa nel non essere un buon figlio (o qualsiasi altro ruolo possa ricoprire in una relazione)
Non riconoscimento dei propri bisogni
I bambini che crescono anteponendo i bisogni e le necessità altrui ai propri avranno da adulti molte difficoltà a riconoscere i propri bisogni e sentimenti.
Quando un genitore reagisce sminuendo l’espressione emotiva del bambino con frasi del tipo “Non piangere! Ti stai comportando da stupido?! “Fai il buono, non far arrabbiare la mamma…”, “calmati sennò fai preoccupare la mamma…” non solo gli impedisce di comprendere qual è il suo bisogno, cosa sta provando e cosa potrebbe fare per soddisfarlo, ma gli passa l’informazione che i suoi sentimenti e le sue emozioni non hanno valore.
Talvolta si può essere così abituati ad essere definiti dagli altri “significativi” (genitore/partner…) che non si sa come definire se stessi, non ci si conosce.
Non sentirsi “abbastanza”
Mi capita molto spesso di sentir dire dai miei pazienti: “sono inutile“, “la mia vita è inutile…”, “non sono importante per nessuno”…. “non servo a nulla…”, “dovrei essere migliore”, “voglio essere perfetta…” , espressioni che fanno riferimento ad uno scarso valore personale determinato da un’assenza di confini e da esperienze di invalidazione delle proprie emozioni.
Il valore personale è un costrutto che nasce e si mantiene stabile nella vita, è intrinseco all’essere umano e non può assolutamente dipendere dal giudizio di altre persone o da ciò che le stesse provano nei nostri confronti. Non è misurabile nè valutabile, ognuno di noi ha valore come essere umano a prescindere. Tuttavia in chi ha esperito nel corso della crescita difficoltà nella definizione dei propri bisogni, tendenza al soddisfacimento delle esigenze altrui e invalidazione dei propri stati emotivi il valore personale purtroppo coincide con il giudizio fornito dagli altri. Si crea dunque una pericolosa dipendenza che produce sofferenza e senso di impotenza.
Che fare?
Per prima cosa è importantissimo ricordarsi che i tuoi bisogni valgono esattamente quanto quelli degli altri, affinchè tu possa sentirti realmente sereno devi partire da te stesso piuttosto che dagli altri.
È utile dunque procedere con un’analisi ed una vera e propria scoperta di se stessi, abbandonando i giudizi che provengono dall’esterno, e ricercando in se stessi le proprie caratteristiche. È importante puntare sulle proprie “peculiarità”, ovvero su quegli aspetti di noi che ci caratterizzano profondamente, senza dei quali il nostro partner o il nostro miglior amico non ci riconoscerebbe.
Infine impariamo a prenderci cura di noi stessi, dandoci la priorità, ascoltando ciò che proviamo e cercando di rispondere positivamente ai nostri bisogni. Ognuno di noi ha valore devi solo imparare a riconoscerlo in ciò che sei e che fai per te stesso ogni giorno.